La sfida di un ricercatore moderno raccontata da Renato Ostuni
11 Dicembre 2017
Renato Ostuni, 34 anni, si è laureato in Bicocca in Biotecnologie, ha continuato, sempre in Bicocca, con un dottorato. Al momento dirige l’equipe che lui stesso ha creato presso il San Raffaele ed è stato Insignito di un ERC Starting Grant. In questa intervista ci racconta delle sfide di un ricercatore moderno e di come sia stato importante aver studiato in Bicocca per la sua carriera di ricercatore.
Quanto è stato importante il suo percorso in Bicocca per sostenere con convinzione le sue idee più audaci?
«Molto. In Bicocca ho avuto la fortuna di crescere, umanamente e scientificamente, con scienziati di calibro internazionale come la Prof. Granucci e il Prof. Zanoni, che mi hanno spinto a interpretare criticamente ogni tipo di evidenza scientifica e a mettere sempre in discussione le mie (e le loro) stesse idee. Questo atteggiamento, che ho ritrovato come caratteristica comune a tutti i migliori scienziati incontrati nel corso della mia carriera, si è rivelato fondamentale per la mia maturazione perché mi ha permesso di acquisire maggiore consapevolezza.»
Quali difficoltà ha affrontato nel mondo della ricerca e quali risorse l'hanno aiutato a superarle?
«Il lavoro quotidiano del ricercatore è senza dubbio duro e costellato di sfide: dal saggio che non vuole saperne di funzionare all’esperimento che dà risultati contrari a quello che si sperava, dalla presentazione da preparare nel fine settimana all’articolo scientifico da difendere “dall’attacco” dei revisori. E tutto ciò (lo dico per esperienza personale) non migliora proseguendo nella carriera! Ma tutte le difficoltà diventano minuscole quando, provando e riprovando, a un certo punto si trova una soluzione e ci si rende conto di osservare per la prima volta un fenomeno mai visto prima da altri, di stare facendo una scoperta. Dal mio punto di vista l’avere in laboratorio maestri e figure di riferimento che mi sostenessero e dessero i consigli giusti è stato determinante.»
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